Il cinema nel fascismo
La genesi di questo libro, come chiarisce Carlo De Maria nella Premessa al volume, si colloca all’interno di una rassegna pluriennale dedicata allo studio della storia contemporanea attraverso il cinema, nella convinzione che si possa capir meglio la storia della società italiana, in particolare quella del Ventennio, ricostruendo la storia del suo cinema. Mussolini e il fascismo, infatti, fecero del cinema una presenza culturale ed economica di grande rilievo nella vita del paese e nella formazione dell'immaginario collettivo. L’interesse del regime per il cinema non si traduceva automaticamente nel realizzare film di pura e semplice propaganda. Pur non mancando la censura, si preferiva, anzi, evitare l'insistenza propagandistica nelle storie che il cinema raccontava, riservandola invece ai documentari d'attualità dell’Istituto Luce, decisamente ideologici e “pubblicitari” del fascismo. Nella convinzione che il cinema italiano nell'epoca fascista presenti ancora aspetti meritevoli di esplorazioni ulteriori, nonostante i notevoli studi già pubblicati, il presente volume propone una lettura del Cinema nel fascismo fondata sulla tradizionale suddivisione tra cinegiornali, documentari e film narrativi a opera rispettivamente di Silvio Celli, Marco Bertozzi e Gianfranco Miro Gori. A questo vasto campo di indagine sono accostati due casi di studio esemplari: uno nazionale e l'altro locale. Cinecittà, il principale intervento strutturale del regime nel settore, è analizzato da Sara Martin; il rapporto filmico tra il fascismo e la “provincia del duce”, Forlì, da Domenico Guzzo. Goffredo Fofi nella Postfazione colloca il cinema fascista lungo l'asse diacronico del cinema italiano, rilevando come il cinema del secondo dopoguerra sia stato debitore di quello del fascismo, del grande sforzo produttivo degli anni Trenta, delle sue strutture tecniche e organizzative.
Gianfranco Miro Gori, Carlo De Maria (a cura di), Il cinema nel fascismo, postfazione di Goffredo Fofi, Roma, Bradypus, 2017