
Passo del Carnaio
Sul luogo dell’eccidio, dove il 25 luglio 1944 furono uccisi ventisei cittadini di S. Piero in Bagno, l’Amministrazione comunale, per la ricorrenza del 60° anniversario della strage, ha costruito il Parco della Memoria. Si tratta di un percorso che utilizza in maniera figurata la strada per separare e connettere gli eventi della grande storia, quella europea e nazionale, a quella locale. Sul ciglio della strada una bacheca illustra i principali eventi della Seconda guerra mondiale e della Linea gotica mentre sul lato opposto inizia il percorso locale con l’accesso al "sentiero nel bosco che non c’era". Oggi il luogo è coperto da un bosco di querce e faggi, ma nel 1944 vi sorgeva un'unica solitaria quercia sotto la quale le vittime trovarono momentanea sepoltura.
La bacheca all’inizio del sentiero racconta la giornata del 25 luglio nella sua angosciante successione temporale. Era un martedì molto caldo. Alle 8 del mattino settanta militi della polizia italo-tedesca iniziano il rastrellamento alla ricerca di trenta uomini da fucilare per rappresaglia all’uccisione di tre tedeschi. Alle 8,30 è incendiata la prima casa. Dalle 9 alle 11 sul Carnaio e a Tremonte sono bruciate altre sedici case. Le sessantadue persone rastrellate, prevalentemente donne e bambini, sono condotte in cima al Carnaio e si riparano sotto l’unica quercia presente nel luogo. Alle 11,30 i prigionieri sono raggiunti da don Ilario Lazzaroni che cerca di portar loro conforto e sacramenti. Alle 14 don Ilario si avvia verso Bagno di Romagna dove vuole perorare la causa dei prigionieri presso il Comando tedesco. E’ ucciso con una raffica di mitra dopo aver fatto pochi metri. Alle 20,30 vengono rilasciate le donne e i bambini trattenuti sin dal mattino. Sono invece fucilati i sei uomini. Alle 21 con un camion i tedeschi trasportano da San Piero al Carnaio altri ventuno rastrellati. Un giovane cerca la salvezza saltando dal camion, viene preso e impiccato al palo del telegrafo. Alle 21,30 gli uomini sono condotti nell’avvallamento sotto la strada, nei pressi della quercia. Le mitragliatrici sparano dall’alto, inesorabili. L’ora serale, tra buio e luce favorisce la fuga e in due riescono a salvarsi. Lungo il sentiero, pietre squadrate, segni indelebili della storia, ricordano i nomi degli uccisi.
Sul luogo dell’eccidio sono visibili i resti della quercia, essiccatasi negli anni ’80. Tre piccole lastre di bronzo collocate lì vicino ricordano le tre fosse dove furono sepolte le vittime prima della loro traslazione al cimitero di San Piero in Bagno nel settembre 1945. Su ogni lastra è scritta la strofa di una poesia di Gianni Rodari sulle cose da fare di giorno e di notte e sulle cose da non fare mai, nè di giorno nè di notte, nè per mare nè per terra, per esempio la guerra.