Gli altri luoghi della strage: Ca Sem e Campo del Fabbro

Dopo aver costretto gli uomini di Tavolicci ad assistere all’uccisione dei loro congiunti, i militi li incolonnarono e li fecero muovere in direzione di Ca' Sem dove abitava la famiglia di Adolfo Perini composta da dieci persone.
La famiglia possedeva due poderi uno di fronte all'altro, quello di Tavolicci era in territorio del comune di Verghereto, l'altro, quello di Ca Sem, in territorio di Sarsina. Secondo le esigenze lavorative la famiglia abitava le due case di Tavolicci e Ca' Sem.


Le sorelle Perini

Il fratello di Adolfo, Abramo, era nascosto nel bosco assieme al nipote Albano figlio di Adolfo. Assieme ai giovani di Tavolicci avevano costruito un luogo ben occultato in cui nascondersi in caso di rastrellamenti. Adolfo invece era al lavoro nel campo quando si sentì chiamare dalla figlia Gina che dalla finestra di casa lo invitò a rientrare. Vicino a casa ebbe la sorpresa di incontrare un uomo in divisa fascista e accento marchigiano che gli puntò il fucile e gli intimò di seguirlo e lo rinchiuse nella stalla dove già si trovavano gli altri sette componenti della famiglia: la mamma, la moglie, la nipote, tre figlie, il garzone Bacellini Adolfo di 14 anni ed un anziano di Tavolicci, Domenico Sartini di 79 anni, responsabile probabilmente di rallentare la marcia dei militi. Al suo posto i militi avevano unito agli uomini di Tavolicci il padre di Adolfo, Leopoldo Perini.


Cantina di Ca' Sem

Fuori della porta erano di guardia tre militi fascisti tutti marchigiani. Alla strage parteciparono infatti anche fascisti provenienti dalla vicina località di Sant’Agata Feltria e da Perticara. Ordinarono ai prigionieri di uscire dalla stalla e non fecero caso a Adolfo che si nascose dietro la porta e riuscì ad allontanarsi. Dopo venti minuti vedendo la casa bruciare ritornò e si adoperò per spegnere l’incendio pensando che i famigliari fossero stati portati via dai militi. Quando capitò davanti alla porta della cantina vide che era chiusa a chiave dall’esterno e apertala trovò i corpi dei propri congiunti crivellati dai colpi di arma da fuoco.

Furono uccisi a Ca Sem la moglie di Adolfo Olivieri Rosa, di anni 51, le figlie Perini Teresa di 24 anni, Gina di 18, il figlio Raimondo di 15, la nipote Perini Jolanda di anni 18, la mamma Fracassi Maria Carola di anni 81, il garzone Baccellini Adolfo di anni 14 e Sartini Domenico di Tavolicci di anni 79.

Da Ca Sem a Campo del Fabbro


Casanova

Un altro reparto aveva raggiunto Casanova e si limitò ad incendiarla poiché gli abitanti si erano allontanati, messi in allarme dagli incendi delle abitazioni di Tavolicci.


Campo del Fabbro

Dopo la strage di Ca’ Sem i militi proseguirono per Campo del Fabbro dove risiedeva la famiglia di Fortunato Zanchini. La casa era stata frequentata dai partigiani. Gli abitanti, avvisati da Maria Gabrielli e ormai consapevoli del pericolo, si erano allontanati. Gli uomini di Tavolicci furono chiusi nelle stalle. Uno cercò di fuggire, ripreso fu torturato e ucciso nello stalluccio dove la famiglia teneva la cavalla. Gli altri furono uccisi a gruppi di tre, sei nelle due stalle delle mucche, gli altri tre nella cantina.
Le modalità con cui furono uccisi gli uomini di Tavolicci denota una buona conoscenza da parte degli uccisori delle loro vittime. Il genero di Fortunato Zanchini, Amedeo Sartini padre di due delle bimbe sopravissute Adriana e Maria, soleva dire che avrebbe voluto morire in una botte di vino, quando fu ucciso fu messo sotto la botte del vino col rubinetto aperto, l'uomo messo nella stalla della cavalla aveva passione per tali quadrupedi, uno particolarmente religioso fu composto nella posizione della preghiera. Una conoscenza approfondita tanto da far sospettare che autori della strage degli uomini di Tavolicci non siano stati i poliziotti del IV Battaglione di volontari della polizia italo tedesca, ma i fascisti locali.