I processi

 

La vicenda giudiziaria della strage di Tavolicci è simile a quella di molti altri eccidi e crimini di guerra commessi durante la Seconda Guerra Mondiale: priva di esiti consistenti, lascia il fatto impunito e non ne individua ufficialmente i responsabili. Il fascicolo è stato ritrovato solo nel 2005.

Nell’immediato dopoguerra e nel pieno dei procedimenti della “giustizia di transizione”, la Corte d’Assise Straordinaria di Forlì apre un’azione penale contro 6 imputati: alcuni membri del IV Battaglione (Giuseppe Aligata, tenente del presidio fascista di Sarsina riconosciuto da testimoni a capo delle truppe provenienti da quella zona, Antonio Pagliarini, Salvatore Zito, Vincenzo Rota e Calogero Riggi) e Maria Castronai. In generale, sono accusati di collaborazionismo e di essere i responsabili di numerosi atti di violenza commessi nel forlivese. In proposito, bisogna sottolineare come il caso di Tavolicci non compaia in origine tra i fatti in esame: la strage, per quanto estremamente disastrosa ed efferata, viene segnalata solo in un secondo momento.

Il processo porta ad un nulla di fatto: la sentenza dell’8 marzo 1947 porta a pesanti condanne e Paglierini, Zito, Rota e Riggi vengono riconosciuti colpevoli di collaborazionismo e condannati a morte per fucilazione mentre l’Aligata, latitante, è scagionato per mancanza di prove; tuttavia nessuno viene individuato come responsabile dell’eccidio del 22 luglio 1944 e soprattutto la sentenza è annullata dalla Cassazione già il 12 luglio. Il processo viene rinviato alla Corte d’Assise Straordinaria di Viterbo, dove, come prevedibile, si decreta l’impunità dei militi: Paglierini, Zito e Riggi sono assolti per amnistia mentre Rota, assolto dal reato di collaborazionismo e condannato per l’omicidio dei fratelli Bimbi, vedrà condonati ben 18 dei 27 anni che avrebbe dovuto scontare. La sentenza del 9 luglio 1949 è l’esito di un percorso talmente superficiale e approssimativo che non ne viene nemmeno completata la stesura, eppure la Cassazione approva il procedimento e pone fine a questo beffardo percorso giudiziario.

In conclusione, la strage di Tavolicci resta ufficialmente impunita e le colpe vengono fatte ricadere su militi latitanti o non identificati, tali “Piazza” e Borgosano.

Bisogna aggiungere che anche i militi germanici, la cui punizione sarebbe spettata alla Procura generale militare, restano impuniti a motivo del più totale disinteresse verso la questione da parte delle istituzioni preposte.

A distanza di decenni, le testimonianze raccolte restituiscono il ricordo di una strage mai rielaborata e soprattutto dimostrano quanto abbia pesato su quella comunità distrutta la mancanza di un vero processo e di una riconosciuta colpevolezza. Se da un lato permane ancora vivida la diffidenza introiettata verso i partigiani, spesso confusi con gli sbandati e individuati come colpevoli della strage a dispetto della ricostruzione degli eventi, bisogna sottolineare come dall’altro sia netta la sfiducia nelle istituzioni e nel percorso della giustizia.

Sentenza della Corte d’Assise Straordinaria di Forlì, 8 marzo 1947

Sentenza della Corte d’Assise Straordinaria di Viterbo, 9 luglio 1949

Testimonianza rilasciata da Giovanni Manzi, verbale di istruzione sommaria per la CAS di Forlì

Testimonianza rilasciata da Maria Gabrielli, verbale di istruzione sommaria per la CAS di Forlì

Testimonianza rilasciata da Matilde Leonardi, verbale di istruzione sommaria per la CAS di Forlì

Testimonianza rilasciata da Cecilia Manzi, verbale di istruzione sommaria per la CAS di Forlì