Casa Saffi: storia del palazzo
La sede di Forlì dell'Istituto storico – con la segreteria, la biblioteca e gli archivi – si trova a Casa Saffi, la casa natia del triumviro della Repubblica romana, Aurelio Saffi, il più importante esponente forlivese del movimento democratico e repubblicano risorgimentale.
Un elegante portale lapideo cinquecentesco ornato da candelabre a trofei di tipo classico, dalle accattivanti e nobili forme, invita a entrare negli spazi misurati e discreti di questa antica dimora, che nell’Ottocento fu trasformata e abbellita dalla famiglia Saffi. Il palazzo, al numero civico 25 di via Albicini, nell’Ottocento via San Giuseppe, conserva, infatti, uno dei portali più belli di Forlì, contraddistinto dalla sapiente lavorazione della pietra, dal quale emergono molteplici motivi ornamentali.
Nei prospetti laterali del palazzo, prospicienti le attuali vie Sigismondo Marchesi e Giovanni di Mastro Pedrino, sono tuttora visibili tracce dei parametri murari antichi. Non sappiamo esattamente se l’edificio sia stato costruito dalla famiglia Saffi, o quando quest’ultima ne sia divenuta proprietaria. È certo, in ogni modo, che la famiglia fu presente nella storia forlivese già nei primi anni del Trecento ed espresse nel corso dei secoli personaggi di un certo rilievo: da Toffolino, valoroso capitano, ad Andrea, professore dell’Università di Pisa, da Marc’Antonio, filosofo, a Giuseppe, che si distinse nella scienza medica.
Alla fine del secondo decennio dell’Ottocento, il palazzo della famiglia Saffi fu ampliato e abbellito con opere pittoriche di pregio, fra le quali si deve ricordare un quadro commissionato nel 1818, grazie all’intervento di mediazione del pittore forlivese Giovanni Garcìa (o Garzia), a Felice Giani (1758-1823), il più celebre e operoso artista presente in Romagna fra l’avvento napoleonico e la Restaurazione. Per quest’opera, che oggi risulta dispersa, furono corrisposti venti scudi. L’occasione per il radicale rinnovamento dell’edificio fu offerta proprio dal matrimonio del conte Girolamo Saffi (1795-1841), padre di Aurelio, con Mariuccia Romagnoli (1798-1855), celebrato il 15 settembre 1818.
La famiglia, tuttavia, alcuni decenni più tardi, verso la metà del secolo, ebbe un tracollo finanziario e fu costretta a vendere l’immobile; infatti, nel 1875, come si deduce dal catasto urbano, ne risulta proprietario Francesco Portolani, fu Nicola. Sappiamo, infatti, che lo stesso Aurelio Saffi nel 1864, dopo essere stato deputato al primo Parlamento italiano dal 1861, elesse quale residenza forlivese la villa di S. Varano, nei pressi di Forlì, e che qui risiedette fino al 1890. In questa sobria casa di campagna, infatti, si spense il 10 aprile di quell’anno e in quest’ameno luogo la moglie Giorgina Craufurd soggiornò fino al 20 luglio 1911.
Casa Saffi presenta armoniose forme architettoniche, articolate nel piano interrato delle cantine, con volte in mattoni, nel piano terreno e in un piano nobile. La facciata appare assai semplice e priva d’elementi ornamentali, eccetto il già ricordato portale marmoreo, collocato in posizione asimmetrica rispetto al centro del prospetto. Dall’androne si accede al piano nobile attraverso una scala a rampe parallele, entro un vano con soffitto e pareti decorate da eleganti dipinti. Le volte di quattro sale si presentano ornate a grottesche e a finto cassettonato, mentre al centro del plafond è posto un quadro; risultano, viceversa, prive di qualsiasi abbellimento le due stanze d’ingresso e il boudoir a pianta circolare. Il gusto di questo progetto architettonico rinvia al clima culturale del secondo decennio dell’Ottocento e soprattutto ai coevi progetti di Giuseppe Missirini (1773-1849).
Il palazzo cittadino della famiglia Saffi, che dal 10 aprile 1891 si fregia di una lapide che il municipio fece collocarvi a ricordo di Aurelio Saffi, fu venduto, due anni più tardi, il 5 giugno 1893, alla Banca Popolare, il maggiore istituto di credito forlivese, del quale Alessandro Fortis (1842-1909) era stato uno dei promotori. Con il fallimento di quest’ultima (1894), l’edificio tornerà ad essere indirettamente di proprietà della stessa famiglia Saffi. Dal matrimonio di Aurelio, morto il 10 aprile 1890, e di Giorgina Craufurd, scomparsa nel 1911, erano nati Giuseppe Attilio, Giovanni Emilio, Carlo Luigi e Rinaldo Arturo. Quest’ultimo sposò Maria Fortis, figlia del già ricordato avvocato e uomo politico, dalla quale ebbe due figli, Giogo Aurelio ed Elide.
L’Amministrazione provinciale di Forlì (oggi di Forlì-Cesena) concluse l’acquisto della casa natale di Aurelio Saffi nel 1972 da Elide Saffi, figlia di Maria Fortis, dalla quale la acquistò per un importo di £ 23.000.000, per destinarla a sede dell’Istituto storico della Resistenza (costituito nel 1971), delle Associazioni partigiane, di quella mazziniana e ad altri servizi provinciali. In quest’occasione l’Amministrazione provinciale attraverso il proprio ufficio tecnico elaborò un "Progetto di sistemazione e restauro dell’edificio" (14 febbraio 1973), per un importo di £ 60.000.000, in seguito accresciuto a £ 90.000.000 e avviò i lavori, sotto la direzione dell’ingegner Gianfranco Sacchetti. L’intervento sull’immobile fu affidato dal Consorzio fra le Cooperative di produzione e lavoro della Provincia di Forlì alla Cooperativa Edile Forlivese e l’opera di consolidamento e di restauro si concluse entro la data fissata per la conclusione dei lavori, 3 gennaio 1975.