Ca' Cornio

Prima di entrare a Tredozio, paese che nel gennaio 1944 venne occupato per una decina di giorni dal gruppo partigiano di Silvio Corbari e dichiarato "Repubblica libera", svoltando a sinistra in direzione di San Valentino-San Casciano, si percorre una strada che conduce alla chiesa di San Valentino sulla cui parete una lapide ricorda il sacrificio di Corbari, dei suoi uomini e di don Luigi Piazza, "che seguì le vicende dei suoi partigiani con animo di sacerdote e cuore di patriota". A fianco della chiesa, si può imboccare a piedi un sentiero che prosegue per qualche chilometro e in circa mezz’ora di cammino conduce a Ca’ Cornio.
L’edificio è una casa colonica, acquisita dalla Provincia di Forlì-Cesena e poi restaurata, che rappresenta il luogo della memoria delle vicende del gruppo.

Sulla facciata, una lapide dell’Associazione mazziniana ricorda i caduti del 18 agosto 1944 e onora “la memoria di tutti i martiri della Resistenza italiana”. Nei locali che un tempo ospitavano la stalla del casolare è stata realizzata una sala di documentazione permanente con pannelli espositivi e video. Oltre a essere meta di visite di gruppi e di scolaresche, il luogo è attrezzato per ospitare, in primavera ed estate, attività educative e didattiche. Tornati indietro, si può visitare Tredozio e proseguire poi per Portico di Romagna o Rocca San Casciano, valicando il crinale e raggiungendo così la vallata del fiume Montone.

L’itinerario prosegue in direzione di Forlì e, dopo aver superato il paese di Dovadola, fa tappa a Castrocaro Terme. Una lapide murata sotto il loggiato di via Garibaldi ricorda la tragica fine di Corbari e Casadei. Il luogo si trova proprio di fronte all’ingresso del Grand Hotel (lussuoso edificio all’interno del quale durante l’occupazione nazista si era insediato il comando militare tedesco e il presidio delle SS). Lasciata la cittadina termale, muovendo in direzione di Terra del Sole, si incontra lungo la strada il cimitero. Una lapide sul muro esterno, lato destro, ricorda che alle prime luci dell’alba del 14 agosto 1944 furono qui fucilati il marchese forlivese Gian Raniero Paulucci de Calboli e il cavaliere Antonio Benzoni, accusati di attività antifascista. Con loro vennero condotti a morte anche tre militi fascisti accusati di aver fornito armi ai partigiani. A due chilometri di distanza si trova la splendida città-fortezza di Terra del Sole, fondata nel 1564 da Cosimo I de Medici come “città ideale”.

Nelle vicinanze, in particolare nella zona collinare di Montefortino, fra il 16 e il 21 novembre del 1944 infuriò una battaglia durissima con scontri casa per casa tra polacchi e tedeschi. Ultima tappa del percorso è il luogo in cui i corpi di Corbari, Casadei, Iris Versari e Arturo Spazzoli furono esposti come macabro trofeo: la piazza centrale di Forlì. Il 18 agosto del 1944, ai lampioni di piazza Saffi, di fronte a palazzo Alberini allora sede del partito fascista, vennero appesi i corpi martoriati dei quattro partigiani. In serata i tedeschi condussero sotto le forche il fratello di Arturo Spazzoli, Tonino, e lo costrinsero ad assistere alla scena prima di ucciderlo poche ore più tardi nel pressi di Coccolia, lungo la strada per Ravenna. Dopo l’uccisione di Silvio Corbari, il comando della formazione partigiana passò al fratello Romeo, che era entrato a farne parte insieme al padre. Il gruppo aderì al Comitato di liberazione nazionale (CLN) e rimase operativo fino all’arrivo degli Alleati. Come ultimo atto prima dello scioglimento, il 30 novembre del 1944 il battaglione sfilò per le vie di Forlì insieme all’8a Brigata Garibaldi, ricevendo il saluto della popolazione e l’omaggio militare dell’Armata britannica.